Il lettore immagini due mani.
Due mani sospese immobili nel vuoto, per ora: niente relitti di corpi umani attaccati ad esse, niente senso di movimento, niente arterie pulsanti o muscoli in attività o cervelli che troppo pensano.
Soltanto due mani, una di uomo ed una di donna.
Immagini, poi, uno strano marchingegno con due fessure, simili a maniglie di una porta scorrevole.
L’oggetto in questione è composto di tante listelle d’acciaio, capaci di piegarsi su se stesse o di allinearsi e permettergli di massimizzare la distanza tra le due maniglie.
Se si chiude al massimo, le due ‘maniglie’ vanno a sovrapporsi, a baciarsi, a coincidere. Diventano una sola, ci si può restare dentro solo manonellamano.
Pensate, ora, alle mani che, singolarmente e distaccate dall’esistenza, afferrano consciamente ciascuna un estremo di questa fisarmonica per polsi.
Metafora di rapporti che approdano ad un’identità comune, ad un’isola sparsa nel gigantesco marasma della vita quotidiana, di un avvicinamento incompiuto ma tangibile come è tangibile il duro acciaio.
Ora plasmate un essere umano dietro ciascuna mano: quella graziosa, curata e paffutella della ragazza delinea se stessa sulla scia di quelle impercettibili macchie di colori ad olio che non si decidono ad andare via.
Quella rugosa, sofferente e torturata dell’uomo sussurra di ansie che imperterrite gli devastano le unghie, troppo pensare è per lui la punizione al suo essere com’è. Non l’ha scelto.
I due non si guardano, sono troppo concentrati sui propri mondi, sulle proprie vite, per rendersi conto che la tetra macchina da avvicinamento sta pericolosamente trascinando il polso dell’uno nelle grinfie dell’altra. E viceversa, e viceversa. Lasciano che il calore corporeo faccia il suo sporco gioco, tic-tac, si piegano sempre più sezioni dell’attrezzo che li tiene distanti.
L’inseguimento è inconscio fintantochè gli sguardi restano distaccati.
Poi, ed è un attimo, lo schianto.
Occhi-negli-occhi, coscienze-cooperanti-in-conflitto, tatto-contatto, problemi-soluzioni, la stessa maniglia è lo stesso letto che ci catapulta nelle stesse sensazioni, se mi guardi ancora così muoio, buon compleanno Michele, vai al concerto senza di me Michele, il tuo sapore ovunque, lasci la mia mano, graffio la tua mano, mi piego nuovamente su me stesso, allontanamento, assenza, troppo pochi i soli miei problemi per me.
Il mio sperma sulla tua schiena, sorridente.