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Archive for luglio 2012

Empty of nothingness

Per quanto io tenti di dissimulare di fronte a me stesso, con tutte le mie forze, è chiaro che ancora mi manchi tantissimo.

Non posso fare a meno di pensarti immersa nei luoghi di Roma che sono stati i nostri, sparsa tra la mia musica e le mie serate al pc che non riescono ad essere come quelle nelle quali tu c’eri.

Non sento il bisogno di confrontarmi con atteggiamenti da supereroe che mai ho sentito miei, neanche quando c’era da impressionare, colpire, conquistare: sto ancora male, di un male profondo e costante e serpeggiante, ma non per questo foriero di ripensamenti.

Chissà per quanto tempo un brivido leggero mi percorrerà la schiena ogni volta che scenderò a Colli Albani, o ogniqualvolta passerò davanti a quei cartelli con le mappe a Subaugusta che sono stati ben più di semplici scenari per la felicità dei nostri incontri. Chissà se, poi, smetterò mai realmente di emozionarmi di fronte alla forza incrollabile dei ricordi che trascendono la razionalità, la voglia di procedere, la convinzione nella scelta che ho fatto per me stesso, su me stesso e in pieno accordo con me stesso.

Ai ricordi, cara S., non interessa se io abbia tremato o titubato nel trovarmi di fronte alla sola controparte offerta dalla mia coscienza. Meritati anche una lettera maiuscola, stavolta, sei la protagonista di questo e tanti altri pensieri, sono certissimo che almeno di questo tu non ne abbia mai dubitato (per quanto conti…)

Non interessa se tu mi abbia pensato o mi stia pensando con la stessa costanza con cui lo faccio io.

Non interessa se <ad agnes- cecile piace la tua foto>, o meno.

La memoria dei ricordi è fuori dalla realtà, perchè irrealistica nella sua testardaggine eppure ben più reale del nulla che mi è rimasto di noi adesso.

Forse, forse non dovrei chiamare nulla l’infinita schiera di ore trascorse col sorriso sulle labbra. Sarebbe un modo di pormi ulteriormente figlio dell’amarezza che è infilzata dentro di me.

Fai finta che non abbia mai scritto la parola <nulla>.

Fai finta che al posto di <nulla> ci sia un tuo autoritratto dedicato a me, con cotanta dedica di parole che tu vedevi dense di significati di dieci-cento-mille-un milione di ordini di grandezza meno pericolosi e importanti di come li avrei visti io, se le avessi dovute scrivere. Parole che significavano superficiale interesse allora, e chissà cosa sono diventate, nel frattempo.

Forse sono tornate ad essere ciò che erano sempre state, nel mare di lacrime che stento a trattenere: nulla.

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Molto più che alcuni.

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